Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

domenica 22 aprile 2018

Recensione Narrativa: CELL di Stephen King.




Autore: Stephen King.
Titolo Originale: Cell.
Anno: 2006.
Genere:  Horror/Fantascienza Post Apocalittica.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 516.
Prezzo: 19.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
La normalità è un concetto legato alla maggioranza, rappresenta una qualità comune di molti uomini, non di uno solo... Sono io quello anormale“ in questi termini si esprimeva il protagonista de Io Sono Leggenda (1954) di Richard Matheson ed è da questo concetto che riparte King con questo suo nuovo romanzo, Cell, che possiamo definire tra i più derivativi della sua intera produzione.
Cell esce nel 2006 dopo che lo scrittore aveva manifestato la propria volontà di ritirarsi e si era definito a corto di idee avvolto dalle sabbie mobili che, in gergo, vengon definite con il termine di blocco dello scrittore. L'opera qui oggetto di esame, pur se snella e di gradevole lettura, non fa altro che confermare questo periodo di stanca e di scarsa vena creativa della prolifica penna dell'orrore.
Lo scrittore del Maine torna sulle tematiche già affrontate nel ben più voluminoso The Stand ovvero L'Ombra dello Scorpione (1978) per proporre l'avventura di un piccolo manipolo di sopravvissuti a un evento che ha sconvolto, da un minuto all'altro, l'intera umanità, dando avvio a un'apocalisse. L'orrore, come piace a King, irrompe nella quotidianità e lo fa in modo violento e immediato, senza preamboli di sorta. Se con L'Ombra dello Scorpione King aveva utilizzato l'idea di un virus aggressivo e mutevole sfuggito di mano ai militari, qua propone un impulso diffuso dai cellulari che cancella o, per meglio dire, riprogramma istantaneamente la mente di chi lo ascolta. "E' rimasto solo il nucleo e il nucleo è costituito da pura aggressività, perché noi non siamo affatto Homo Sapiens. Il nostro nocciolo è la follia e la direttiva primaria è l'omicidio" afferma uno dei protagonisti, riprendendo lo storico concetto di Hobbes che va sotto la frase homo homini lupus, per spiegare la bestialità dei contaminati.
Nel corso del romanzo non viene spiegato chi sia stato l'autore di questo esperimento o chi abbia mandato l'impulso, ci si limita a congetture e supposizioni. Interessante, al riguardo, la pista terroristica, tema di moda dopo il 9/11 (ovvero l'undici settembre del 2001) che guarda caso è anche il numero che, una volta scoppiata l'apocalisse, viene digitato sui cellulari dai c.d. contaminati per infettare i sopravvissuti e trasformarli in loro fratelli.
Ciò che rende Cell assai simile a The Stand sono le conseguenze che si innescano e che portano alla formazione di due gruppi, per effetto di messaggi telepatici e sogni che indirizzano i sopravvissuti in una zona determinata dove si sono radunati anche i contaminati. L'America piomba di nuovo nel caos e nella paura (a differenza di The Stand, a inizio romanzo, King dice che quello che si legge avviene anche nel resto del mondo). In Cell questo avviene in modo immediato e non progressivamente, tanto che le prime cinquanta pagine sono a dir poco pirotecniche. La storia si sviluppa in un arco temporale inferiore al mese e nel giro di poche ore le città, a partire da Boston (dove inizia il romanzo), vengono consumate da fiamme, esplosioni e omicidi con le strade otturate da chilometrici ingorghi di auto abbandonate, tra morti e persone che si comportano alla stregua di veri e propri zombi pur non essendo morti viventi, ma creature impazzite regredite allo stato animale (va da se che il loro morso non trasmette la malattia).
E' in questo contesto che un gruppo di sopravvissuti, le solitissime e banali persone costrette a vestire i panni degli eroi con tanto di donne e bambini al seguito, viene a muoversi guidato dall'istinto della sopravvivenza in un pellegrinaggio per le strade americane. "L'istinto di sopravvivenza è come l'amore: sono ciechi entrambi."

Se ne L'Ombra dello Scorpione era presente uno dei più famosi villain nati dalla penna di King (Randall Flagg), qua c'è un vero e proprio uomo nero (di colore di pelle, mi ha ricordato il protagonista de La Terra dei Morti Viventi di Romero) che viene chiamato ironicamente, per le ferite che ha sul volto, il Frastagliato o Harvard (per la scritta sulla felpa di colore rosso che indossa). Le differenze tra i due personaggi sono marcatissime, ma il ruolo che ricoprono è pressoché lo stesso. Entrambi sono accomunati dal ruolo di pastori, di guida del gregge perduto. Ma mentre Flagg agiva con l'azione del convincimento dando modo ai vari personaggi di decidere da quale parte schierarsi, il Frastagliato è un mero rappresentante di coloro che hanno subito l'impulso e che hanno così perso ogni facoltà di arbitrio diventando parte di qualcosa di più ampio. E', se vogliamo, un catalizzatore che dirige mentalmente tutti gli altri alla stregua di un uccello che guida uno stormo di suoi simili nella volta celeste. Non a caso è lo stesso King a definire "stormo" il gruppo degli infettati ovvero un complesso di soggetti che, pur avendo perduto le funzionalità che distinguono un uomo da un animale, hanno sviluppato e attivato un'altra parte del cervello che permette loro di usufruire di poteri paranormali. L'impulso cancella il cervello e aziona qualcosa di atavico e dormiente.

La prima copertina del romanzo.

Si entra qua in un altro campo specifico della narrativa di King, fin dal suo debutto con Carrie per proseguire con Shining, La Zona Morta, Il Miglio Verde e così via, si entra cioè nel mondo dei poteri parapsicologici. I contaminati, definiti nel testo i cellulati, hanno acquisito poteri telepatici, riuscendo a comunicare a distanza tra loro, ma soprattutto hanno sviluppato una mente collettiva che permette a ognuno di loro di condividere immagini e sensazioni proprio come una serie di computer collegati da una rete di comunicazione. Non solo, riescono anche a leggere il pensiero di coloro che non sono stati colpiti dall'impulso e persino a levitare e trasmettere le loro visioni ai non infettati agendo nel sogno e guidandone l'azione dopo aver annullato le resistenze mentali degli stessi. Insomma, siamo alle prese con un classico soggetto kinghiano. Pensate a esempio alla c.d. spinta con cui il padre della piccola protagonista de L'incendiaria costringeva gli altri a esaudire i propri ordini. Proprio come Randall Flagg, il Frastagliato entra nel mondo onirico dei civili non contaminati e diviene protagonista di sogni che sono gli stessi per ogni persona e che fanno capo a uno sperduto posto nel Nord America. Una trovata che, ai lettore della penna del Maine, non può che far riaffiorare in modo marcato L'Ombra dello Scorpione.

Dunque possiamo definire Cell un cugino non troppo alla lontana di The Stand, da cui si differenzia per un ritmo più sollecito con azione pressoché costante, forse anche con minori ingenuità di fondo, ma anche per delle caratterizzazioni dei personaggi assai meno sviluppate e una struttura meno corale. Mi spiego meglio. In Cell non si assiste a evoluzioni comportamentali dei vari soggetti e non c'è un discorso funzionale a ricreare una nuova società. Li vediamo partire uniti e così finiscono, salvo fisiologiche e cattivissime perdite (non faccio spoiler ma c'è una morte davvero crudele che assume la consistenza di un pugno nello stomaco del lettore). Non ci sono quei "cambi di casacca" o scontri e tradimenti che invece emergono nell'altro romanzo e ciò tende ad appiattire il tutto. Ne deriva un taglio di maggiore presa commerciale, ma assai meno interessante. King avrebbe dovuto, a mio modesto parere, giocare sulla rilevanza sociale che ha acquisito il cellulare nella nostra società. Avrebbe potuto lavorare sull'impatto dissociativo che lo stesso provoca, allontanando (paradossalmente) gli uomini (da un punto di vista fisico) e sostituendo la comunicazione faccia a faccia con quella fatta da messaggini e foto. Oppure avrebbe potuto trattare il fenomeno che attualmente viene definito col termine smart-zombie ovvero quello caratterizzato dalla presenza di giovani che camminano per la strada con lo sguardo puntato sul cellulare ignorando quanto succede intorno a loro, ivi comprese le macchine che talvolta finiscono con l'investirli. Niente di tutto questo, se non forse a livello subliminale. Il cellulare diviene lo strumento a mezzo del quale il mondo ritorna, di punto in bianco, al medioevo e lo fa dando avvio a un'involuzione/evoluzione, a seconda dei punti di vista, darwiniana sulla scia del sopracitato romanzo di Matheson. Un modo come un altro per dire che ogni progresso è portatore, a suo modo, anche di un regresso. L'uomo è costretto a muoversi solo di notte, perché di notte i cellulati devono riposarsi, cioè ricaricarsi ascoltando musica classica o comunque obsoleta, l'uno sdraiato accanto all'altro sotto un cielo di stelle. Gli zombie di King, chiamiamoli così, sono creature solari, vanno in giro col sole, ribaltando l'archetipo classico che li vorrebbe notturni come i vampiri di Matheson  o gli zombi introdotti da George A Romero con La Notte dei Morti Viventi (1968). I cellulati diventano una nuova specie di umani e cambiano i loro comportamenti in funzione della variazione dell'impulso che li trasforma in tali.
Proprio come ne L'Ombra dello Scorpione il "virus" della pazzia, chiamiamolo così, muta nel corso del romanzo, si suppone per la presenza di un bug, e questo porta a creature meno aggressive, addirittura capaci di proferire parola e di vivere a contatto con i sopravvissuti, tanto da "convertirli" alla loro specie e da indirizzarli mentalmente. Poteri dunque superiori rispetto a quelli propri dell'homo sapiens cui fanno da contraltare la sciattezza tipicamente animale che rendono le nuove creature sudicie e puzzolenti, ma anche prive di sentimenti e apatiche.
"I cervelli sono dischi rigidi organici" spiega Jordan, il dodicenne che assiste il protagonista, "hanno cominciato a ricostruirsi. Solo che nel codice trasmesso c'è un difetto, un baco che modifica il segnale." King paragona la mente umana all'hard disk di un computer, dunque un qualcosa che può essere riprogrammato e rimodulato per trasformare i corpi in veri e propri automi al soldo di una volontà centrale. Chi poi manovri questa volontà, lo ribadiamo, resta del tutto sconosciuto nel romanzo. Tema affascianante e, allo stesso tempo, inquietante che però non viene sviluppato in modo adeguato. Non sono le cause che interessano a King, ma le conseguenze che si innescano. Leggiamo così quello che succede, ma non capiamo perché succeda e questo toglie sostanza al narrato e riduce il tutto a un intrattenimento fine a se stesso, ma che apre la porta a quesiti su cui, forse, è bene non rispondere.

Alla luce di quanto espresso possiamo valutare Cell un romanzo che, pur riuscendo a coinvolgere e a rivelarsi particolarmente scorrevole, tanto da costringere il lettore ad andare avanti con curiosità, pecca di originalità. Limite quest'ultimo che relega l'opera tra i romanzi secondari dell'autore del Maine, un mero esercizio di stile per vendere volumi e chiamare Hollywood a produrre un nuovo film (eventualità puntualmente verificatasi nel 2016). Un'occasione persa scaturita da un'ottima idea iniziale (il cellulare ti trasforma in uno zombie) sviluppata tuttavia in modalità copia carbone sulla scheletratura de L'Ombra dello Scorpione. Epilogo apertissimo con il protagonista che incarna l'amore che ogni genitore, degno di tal nome, prova per i propri figli, un amore che non può accettare la morte (o la disabilità) e che ricorda molto da vicino il protagonista di Pet Semetary. Ancora una volta il genitore, disperato, pur di ripristinare quanto perduto, ricorrerà a una soluzione incerta e potenzialmente più letale di quanto ancora verificatosi (vi ricordo che l'impulso, nel corso dell'opera, persiste a esserci e si modifica). Come andrà a finire resterà un mistero o forse quanto succederà è suggerito a livello subliminale a ognuno di voi.
Chiudo con una frase ripresa da Continuavano a Chiamarlo Trinità per risolvere lo stato di demenza provocato da Bambino, chi avrà letto il romanzo capirà la pertinenza di questo congedo: "Ho sentito dire che un colpo uguale a quello ricevuto può far tornare un uomo in sentimenti... Perché non ci provate?"

STEPHEN KING
prossimo a trasformarsi in una nuova
razza di origine umana
in un episodio diretto da George A. ROMERO.

"Miliardi di cervelli tutti cancellati nello stesso istante, alla stessa maniera che si può ripulire il disco rigido di uno stesso computer con una potente calamita."

Nessun commento:

Posta un commento