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martedì 28 novembre 2017

Recensione Narrativa: FIABE STORTE, Autori Vari.



Autore: AA.VV..
Anno: 2017.
Genere: Drammatico - Vita Reale.
Editore: Edizioni Il Foglio.
Pagine: 190.
Prezzo: 14,00 euro.

A cura di Matteo Mancini.
Antologia collettiva infarcita di nuove proposte del pisano agli ordini di Federico Guerri, apprezzato scrittore presentato al Premio Strega 2015, data alle stampe in occasione del Pisa Bookfestival 2017 quale "primavera", se vogliamo, del parallelo progetto L'Altra Metà di Pisa - Racconti Neri Ambientati nell'Area Pisana in cui trovano sfogo scrittori di maggiore esperienza.
Il volume nasce, da quel che ho capito, quale sbocco finale di un cammino avviato nell'ambito di un laboratorio di scrittura creativa denominato "la cassetta degli attrezzi dello scrittore" che ha coinvolto molti giovani scrittori per un totale di tredici racconti. Iniziativa lodevole dunque, ben resa da una cura del testo che non ha niente da invidiare alle antologie di scrittori affermati.
I tredici racconti sono tutti assai scorrevoli e prendono le mosse, molto alla lontana, da celebri fiabe che tutti noi conosciamo, rielaborate ma soprattutto contestualizzate alla vita di tutti i giorni in quel di Pisa. Guerri e soci infatti hanno deciso di sfruttare le location del comune di Pisa - Marina di Pisa e Tirrenia comprese - per mettere in scena il campionario fatato che popola l'immaginario collettivo dell'infanzia di ogni ragazzo o ragazza. Al di là del sicuro talento degli scrittori, bravi a gestire i tempi di narrazione (e soprattutto da incentivare in questa loro passione), si respira un'aria da trovata commerciale, se mi concedete il termine. Il curatore, penso si debba ascrivere a lui la scelta relativa alla piega da dare alle storie, decide di parlare di "Fiabe storte", vuoi per il fatto dell'ambientazione facilmente individuabile con la torre pendente (e da qui storta), vuoi per gli epiloghi spesso crudeli e drammatici (da qui storti rispetto a quanto di solito avviene nelle fiabe per bambini), per poi proporre un lotto di racconti dove il c.d. sense of wonder così come il contenuto allegorico tipico di un certo genere narrativo (come appunto quello delle fiabe, vuoi che siano favole vuoi che siano nere) sono del tutto assenti. Curioso rilevare come l'unico vero racconto dove si respira a pieni polmoni aria "fantastica" sia proprio quello di Federio Guerri, con un elaborato ai limiti dell'horror con venature erotiche molto interessanti.

Ne viene fuori un progetto finale che è piuttosto fuorviante per un potenziale acquirente all'oscuro di quanto sta per acquistare, specie se si considera la copertina scelta del tutto in linea ai gusti di un pubblico di giovanissimi a cui non credo debba esser destinato questo testo. Non essendo presente il sense of wonder infatti si viene a creare un qualcosa da destinare a un pubblico diverso da quello ricercato con l'immagine di cappuccetto rosso in bella mostra a fianco della torre pendente. Fiabe Storte è un'opera dalla forte portata drammatica, con alcune storie crudeli (badate bene, non violente o truculente) nel senso realistico del termine, che ha un marcato legame, più che col mondo fantastico delle fiabe, con la realtà di tutti i giorni. In altre parole il lettore si trova al cospetto di un "collage" di situazioni che ben si possono respirare in città, con il carico di difficoltà cui vanno incontro gli studenti fuori sede, piuttosto che i clochard da strada con i loro fantomatici racconti di una vita passata o ancora gli adolescenti al cospetto con la maturità o piuttosto che con la confusionaria movida che vivacizza le estati della vita notturna pisana.

Un altro aspetto che ho notato, spesso e volentieri (non riguarda tutti i racconti), è la tendenza a non sfruttare i finali con trovate quanto meno spiazzanti o comunque tali da ribaltare quanto fin lì letto. Caso emblematico, sotto questo profilo, è il testo di Francesca Germanà che riesce a creare, con l'ingresso nell'orto botanico, un'atmosfera da fiaba e poi si perde in un finale senza arte né parte. Gli autori tendono a narrare storie che hanno uno sviluppo lineare, su un unico livello di lettura, quando invece avrebbero potuto sfruttare maggiormente la magia creativa. E' pur vero che in più di un'occasione la lettura suscita emozioni di tristezza o comunque di malinconia (molto bello sul piano poetico, a questo riguardo, il racconto di Matteo Romani), ma a mio avviso si poteva fare di più (vuole essere una critica costruttiva e non una bocciatura). Fa eccezione, in parte, relativamente agli epiloghi, l'atmosfera magica evocata da Luca Pappalardo con il protagonista che sembra quasi veder materializzare nelle ombre della città la fantomatica donna con gli stivali che da una parte concede (fortuna) e dall'altra toglie e che è stata al centro del racconto di un misterioso clochard.
Lodevolissima, per la gestione della storia e la fluidità dell'elaborato (non che gli altri non abbiano questi pregi, perché su questo aspetto l'antologia è riuscita), la caustica Sara Tirabassi. Il suo racconto è forse, sul piano strutturale, quello maggiormente coinvolgente con un personaggio che è più volte sul punto di soccombere e poi passa dall'altro lato del bancone, se così possiamo dire. Da studente sfigato a professore, il tutto con pregiudizio altrui in un'ottica in cui l'egoismo viene alimentato e incentivato dalla società stessa.
Bel ritmo anche nel racconto di Andrea Gemignani che ricostruisce una Pisa sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale in bello stile, pur se con contenuto latente sul piano innovativo.

Chiudo con un elogio per la veste formale dei racconti, ben presentati e curati, e soprattutto con un incoraggiamento a tutti gli autori che, lo ripeto, dimostrano qualità su cui lavorare. Col soggetto giusto, e per giusto intedo voler dire dotato di spunti innovativi e fantasiosi, ognuno dei dodici può benissimo fare la sua figura al cospetto di chiunque, poiché Fiabe Storte mette in sicura luce le qualità di narratori di ognuno dei dodici scrittori proposti. Ho detto dodici perché Guerri non si scopre adesso... ma qui sotto...!

Il "coordinatore del progetto"
FEDERICO GUERRI.

"In ogni luogo, in ogni persona, ci sono due cose. C'è una vetrina: un angolo perfetto che sembra un plastico messo insieme dal migliore architetto della galassia, con un grande prato verde dove tutti reggono la torre pieni di felicità, meraviglia e gratitudine verso il mondo. E poi c'è Pisa.

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