Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

giovedì 4 maggio 2017

Recensioni Narrativa: AI CONFINI DELLA REALTA', Twilight Zone di Rod Serling.



Autore: Rod Serling.
Titolo Originale: New Stories from The Twilight Zone.
Anno: 1962.
Genere: Antologia, Fantascienza/Fantastico..
Editore: Mondadori, collana Urania (n.1139), anno 1990.
Pagine: 134.


Commento a cura di Matteo Mancini.
Il volume che affrontiamo oggi è un vero e proprio omaggio narrativo a una delle più importanti serie partorite dal piccolo schermo sul finire degli anni '50. Molti decenni prima che Chris Carter desse sfogo alla sua fantasia e plasmasse X Files, era la serie Twilight Zone a stimolare la fantasia degli spettatori quale vero e proprio precursore nel genere fantastico e bizzarro, capace di rimodulare gli stilemi propri della narrativa weird per introdurre il fantastico nella vita di tutti i giorni in un modo all'epoca innovativo, abbandonando cioè la via del paranormale e dell'esoterico per abbracciare paure più terrene o comunque legate agli oggetti di tutti i giorni. Una soluzione questa in grado di rendere più popolare e comprensibile il genere, pur se più grezzo e meno aulico. Un nome su tutti a coordinare questa importantissima serie, dove tra gli altri hanno mosso i primi passi Sturgeon, Beaumont, Ray Bradbury e Richard Matheson: Rod Serling. 

Classe 1924, nato nel giorno del Santo Natale in quel di Syracuse (Stati Uniti), Serling è legato in modo indissolubile alla saga Twilight Zone, un impegno che lo ha assorbito quasi per tutta la carriera peraltro breve a seguito della prematura dipartita (deceduto a cinquantuno anni). Ideatore, nonché sceneggiatore di buona parte degli episodi, Serling è da considerarsi più un uomo di cinema che uno scrittore. Abile a mettere insieme qualcosa come 156 episodi, andati in onda negli Stati Uniti ininterrottamente dal 1959 al 1964 con tanto di sua presentazione per ogni numero, così da conquistare un inatteso successo tale da determinare il tentativo di riadattare sotto forma di racconto alcune delle sceneggiature, una via come un'altra per provare anche la scalata alla narrativa. Rientra proprio in quest'ottica il volume riproposto, a distanza di quasi trent'anni, dalla Mondadori. Giuseppe Lippi, all'epoca curatore della collana Urania, si prefigura l'idea di proporre, in tre distinti volumi, una selezione di questi racconti che nel 1990, col numero 1139, iniziano a invadere le edicole. Il proposito sarà colmato nel 1992, dopo l'uscita dei volumi Ai Confini della Realtà (1990), L'Odissea del Volo 33 (1991) e L'Umanità è Scomparsa (1992), con diciotto racconti presentati al pubblico italiano e poi radunati, nel 2006, dalla Fanucci Editore sotto il titolo Ai Confini della Realtà (titolo di distribuzione della serie nella nostra penisola).

Nel primo volume, quello che qui ci interessa da vicino, sono proposte cinque storie, tra il fantastico e il grottesco, che hanno in comune due aspetti. Il primo, quello più evidente, è costituito dal ribaltamento che Serling si diverte a scandire, pian pianino, tra i personaggi o, più in particolare, tra i rapporti che gli stessi instaurano con gli altri. Così vediamo situazioni che si capovolgono o uomini che passano da un atteggiamento all'esatto contrario, sia nel bene che nel male, a seguito dell'elemento inusuale che si manifesta nella loro vita di tutti i giorni. Il secondo aspetto che emerge è l'attenzione all'animo umano. Serling mette alla berlina le debolezze e i cattivi approcci caratteriali dell'uomo. Egoismo, ipocrisia, spavalderia, avidità sono i temi centrali delle varie storie che portano a evidenziare quanto l'uomo sia un animale imperfetto e, a suo modo, maligno. Punto debole di svariati racconti è una certa ingenuità di fondo, a cui si può ovviare sospendendo certi giudizi sulla concreta verificabilità di certe condizioni (tipo auto che vengon rimesse in modo dopo cento anni senza che la batteria non si sia scaricata, oppure uomini che si risvegliano dopo cento anni e non hanno alcun problema a stendere gli arti o ancora personale diplomatico internazionale che tratta con un venditore di auto obsolete e via dicendo). 

Almeno quattro i racconti degni di esser letti. Su tutti spicca Il Sole di Mezzanotte (The Midnight Sun, 1962), il più fantascientifico del lotto. Serling immagina, senza darne spiegazione, un improvviso cambio dell'orbita ellittica della Terra che assume un movimento che la porta sempre più vicina al sole. Racconto dai tratti post atomici, cadenzato dal continuo incrementarsi delle temperatura e dal sempre più crescente disco solare che gravita in cielo. Nonostante l'inferno pronto a manifestarsi con temperature prossime agli ottanta gradi, due donne decidono di restare nelle loro abitazioni, mentre tutti gli altri emigrano verso il Canada. Spettacolare finale dove Serling, usando l'artificio del sogno, ribalta la situazione in modo tanto beffardo quando ironico. E' stato tutto un incubo: la Terra non brucerà, perché il nuovo movimento ellittico sta portando la stessa ad allontanarsi dal sole...!?

Si passa al grottesco con Resa dei Conti per Rance McGrew (Shodown with Rance McGrew, 1962) in cui un tronfio quanto impacciato attore hollywoodiano, impegnato in un serial western, si trova costretto a fronteggiare il vero Jesse James, in veste di rappresentante della categoria pistoleri imbufalita per le brutte figure mostrate sui piccoli schermi da chi è stato chiamato a personificarli. Curioso notare come il passaggio dalla realtà all'immaginazione si verifichi sul set cinematografico alla stessa maniera di quanto mostrato in Dragon, film sulla vita di Bruce Lee, col protagonista che guardando uno specchio capisce di esser finito in un'altra dimensione. Serling gioca qua sulle debolezze e sulla falsità propria del mondo del cinema, ribaltando la figura dell'attore che è l'esatto contrario del personaggio a cui da corpo, dimostrandosi codardo e piagnucoloso anziché temerario e austero. Il vero Jesse James, che si palesa in modo misterioso e al solo protagonista, metterà a nudo le debolezze dell'attore facendo emergere la sua vera natura. Possiamo dunque interpretare il testo con una chiave che apre lo scrigno dell'apparenza per mettere a nudo la vera natura.

Bello poi Tutta la Verità (The Whole Truth, 1962) incentrato su un truffaldino e manipolatore commerciante di auto a cui viene affibbiata una vecchia carcassa affetta da un'originale maledizione: chi la possiede è costretto a dire la verità. L'acquisto costringerà così il commerciante a rivelare a tutti i clienti i numerosi vizi delle auto che lo stesso rifila alla clientela, determinando così un brutto periodo di magra. Nessuno compra più le auto del commerciante. Serling inserisce evidenti frecciate satiriche alla categoria dei politici con un assessore che cercherà di comprare la macchina per dare una dimostrazione di umiltà ai propri elettori, rinunciando però solo quando sarà informato della particolare maledizione legata al mezzo: “Non potrei più tenere un discorso politico! Non potrei più puntare a una sola carica!” Finale, in verità un po' forzato, propagandistico col commerciante che riuscirà a rifilare l'auto ai sovietici convincendoli di poter così dimostrare, in quel di Mosca, quando sia fallace il sistema capitalistico americano (l'auto in questione è un vero e proprio rottame). Sottintesa, anche se non troppo, la trappola letale per il governo Urss.

Commovente e un po' fiabesco La Notte degli Umili (The Night of Meeks, 1962) ambientato la notte di Natale. Protagonista è un vecchio ubriacone ingaggiato da un titolare di un centro commerciale per intrattenere i bambini nei panni di Babbo Natale. Licenziato per essersi fatto sorprendere in stato in ubriachezza, il vecchio trova tra i rifiuti un vecchio sacco che gli permette di esaudire qualunque richiesta di doni. Invitato a chiedere lui stesso un regalo, l'uomo chiede di poter beneficiare ogni anno della felcità provata nel poter consegnare doni alle persone. La richiesta viene accolta, col vecchio che viene trasformato nel vero Babbo Natale, con tanto di accompagnatore e renne volanti. Anche qua non mancano frecciate di stampo sociale come critica al consumismo e alla scarsa sensibilità nei confronti delle categorie meno abbienti.

Il Rifugio (The Shelter, 1962) non è un racconto fantastico ma un'esplicita metafora sull'egoismo umano e sulla critica dell'ipocrisia e del perbenismo di facciata delle persone comuni. L'allarme circa un imminente attacco missilistico nucleare ai danni degli Stati Uniti scatena gli istinti di sopravvivenza dei cittadini che dimenticano i rapporti di amicizia e di affetto per salvare le proprie vite e quelle dei propri familiari. Fulcro della vicenda un bunker antiatomico che viene conteso dagli abitanti di un quartiere, senza più considerare l'istituto della proprietà privata e il sacro diritto di difendersi da una minaccia tanto letale. Colpisce dritta all'obiettivo la frase che dirà il protagonista, una volta scoperta la falsità dell'allarme: “I danni di cui parlo sono quelle maschere che questa notte ci siamo strappati con le nostre mani. L'odio che è venuto a galla e che non immaginavo di avere dentro. Dio mio come è stato rapido a venire fuori! Quanto poco ci abbiamo messo per diventare animali!”

Prevedibile Un Salto alla Rip Van Winkle (The Rip Van Winkle Caper, 1962), chiaro omaggio fin dal titolo al celebre racconto di Washington Irving (da cui si riprende l'idea del lungo letargo). Qua arriva la condanna al materialismo e all'avidità umana, con un gruppo di malviventi che compiono una spettacolare rapina ai danni di un treno e trafugano una serie di lingotti d'oro per un valore di due milioni di dollari. Anziché spartirsi il tutto, decidono di utilizzare degli speciali gas per addormentarsi e risvegliarsi a distanza di cento anni, così da non poter destare sospetti e vivere da milionari. Passato il periodo di riferimento i quattro si faranno guerra tra loro così da non spartire quanto rubato, ignari però che l'oro non è più un materiale prezioso e che, pertanto, quanto hanno in mano non ha più valore. Serling chiude mostrando come questo attaccamento all'oro, ingiustificato, porterà i quattro a morire.

Questo il contenuto del testo, scritto in un modo agevole e scorrevole. Serling si rivela abile nel caratterizzare i personaggi e soprattutto a stendere i dialoghi, dando il là a una nuova forma di narrativa fantastica che ispirerà, tra gli altri, anche Stephen King. Non mancano i contenuti di fondo con i racconti che si fanno veicoli di messaggi di critica sociale, talvolta di satira, o comunque portatori di valori che è sempre bene ricordare e stimolare. Divertente, ma a tratti ingenuo.

Rod Serling.


"C'è una quinta dimensione oltre a quelle che l'uomo già conosce. È senza limiti come l'infinito. È senza tempo come l'eternità. È la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere. È la regione dell'immaginazione, una regione che si trova ai confini della realtà."

Nessun commento:

Posta un commento